Un iPhone, la maggiore età e un conto Paypal: è quello che serve per
mettersi al servizio di BeMyEye, l’applicazione “made in Italy” che alle
aziende permette di verificare il prezzo e la presenza dei loro
prodotti sugli scaffali con tempi e costi ridotti, e che agli “eye”
consente invece di guadagnare piccole somme di denaro mentre si fa
shopping.
Questo progetto prevede il pagamento di piccoli compensi a seguito di
microlavori semplici e non impegnativi: effettuare rilievi fotografici.
Sono circa 800mila le
applicazioni disponibili per iPhone. Ce ne sono per giocare, per
comunicare, per fare foto, ritoccarle e condividerle. Ce ne sono per
navigare, per viaggiare e non perdersi, per tenersi informati oppure per
tenere sotto controllo la propria salute. Qualcuna è utile anche per
lavorare. Molte app sono gratuite, altre sono a pagamento, ma solo una,
al momento, consente anche di guadagnare, o meglio, come dice Gian Luca
Petrelli, il suo italianissimo ideatore, di “ottenere micro-pagamenti
per micro-lavori” magari mentre si fa la spesa o si ha qualche minuto
libero, come sanno le quasi undicimila persone che oggi la stanno
utilizzando.
Si chiama BeMyEye (letteralmente, “sii il mio occhio”), è disponibile
sull’App store per iPhone (ma è in via di sviluppo anche per Android)
ed è completamente gratuita. Basta scaricarla, registrarsi fornendo
nominativo e codice fiscale, aprire (a costo zero) un conto Paypal
attraverso cui si verrà pagati ed eccovi trasformati in potenziali
“eye”: rilevatori disponibili a svolgere su incarico di aziende
(chiamate “tenant”) piccoli “job”. Per esempio, verificare se
determinati prodotti siano correttamente prezzati e posizionati sugli
scaffali, oppure se una promozione venga fatta come pattuito, una
vetrina sia ben allestita o sia affisso un cartellone pubblicitario.
Unica condizione: essere maggiorenni e avere, appunto, un iPhone tra le
mani.
Collegata a un piattaforma online attraverso cui i committenti
indicano le “missioni” da svolgere (www.bemyeye.com), l’app risponde a
una duplice esigenza: quella delle aziende (in genere, retailer,
franchiser, grande distribuzione e grandi marchi, ma anche agenzie
pubblicitarie, società di marketing e di consulenza) che così possono
contare su una rete capillare di rilevatori a basso costo e subito
attivabili, e quella di studenti, pensionati, lavoratori part-time,
casalinghe e di chiunque voglia mettere a disposizione un po’ del suo
tempo per arrotondare.
“BeMyEye è nata da un’esperienza personale – spiega Gianluca Petrelli
–. Ho una piccola ditta di prodotti alimentari e vendo all’estero,
quando mi sono trovato a lanciare una campagna negli Stati Uniti e
volevo verificare che tutto andasse per il meglio, ho capito che con uno
smartphone e una fotografia avrei potuto evitare di affidarmi alle
agenzie di merchandising, che sono molto costose e richiedono lunghe e
complesse trattative”. Il finanziamento di un venture capital e di
Finlombarda ha permesso di passare dall’idea alla realtà e di
costituire, nel 2011, la BeMyEye srl, con tredici dipendente tra
sviluppatori e commerciali.
Il lancio dell’app, in versione beta, risale allo scorso luglio, ma è
da ottobre che il sistema di “crowdsourced field audit” è pienamente
operativo. Gli “eye” ora disponibili su tutto il territorio sono
esattamente 10.917 (“sono presenti in circa 1.600 Comuni, l’età media è
di 30 anni, il 78% è uomo e questo, francamente, non lo so spiegare”),
mentre sono una trentina le aziende che ne hanno usufruito. “Le imprese
ci scelgono perché attraverso i nostri ‘eye’ riescono ad avere
informazioni dettagliate in tempi moto rapidi – continua Petrelli –. Ora
stiamo per sbarcare in altri 5 Paesi europei, mentre è in fase di
valutazione la domanda di brevetto per il mercato statunitense”.
Ma come funziona, in pratica, il servizio di BeMyEye? L’azienda
carica sul sito un “job”, che in genere richiede la compilazione di un
breve questionario, lo scatto di una fotografia o la scansione di un
codice a barre. L’“eye” che si trova in un raggio di 5 chilometri dal
“luogo di lavoro” viene allertato dall’app: se ne ha voglia e tempo, si
reca sul posto, fa il check-in attivando il Gps e porta a termine la
missione semplicemente utilizzando il suo smartphone. L’azienda avrà le
informazioni che ha richiesto quasi in tempo reale, mentre l’“eye” avrà
incrementato il suo conto in banca. E più accurato sarà il suo lavoro,
più punti virtuali accumulerà e più frequentemente sarà ingaggiato.
Ogni “job” viene pagato in media tra i 5 e i 10 euro, ma “alcuni
possono superare i 30 euro”. Il valore dipende infatti dall’impegno e
dall’urgenza delle aziende. Verificare che un’affissione sia al suo
posto richiede un paio di minuti e viene quindi pagato meno che fare uno
“stock check” (rilevazione di prezzi, espositori, presenza su scaffali)
o un’attività di “mistery shopping” (più semplicemente, far finta di
essere un cliente), che comporta un minimo di interazione con i commessi
per verificare come promuovano un prodotto o compilino un preventivo.
E per il pagamento? Nessun problema, così come per privacy e divieti
vari. Tutto su BeMyEye è alla luce del sole. “Chiediamo fotografie solo
dove è possibile scattarle e solo ai prodotti, non alle persone – spiega
Petrelli – e con ogni ‘eye’ stipuliamo un rapporto di lavoro vero e
proprio, configurato sotto forma di prestazione occasionale con ritenuta
d’acconto”. Ma quanto si può arrivare a guadagnare? “È giusto non
creare aspettative eccessive – conclude –. Il guadagno dipende da dove
si abita e dalla disponibilità che si dà, di certo nelle grandi città ci
sono possibilità maggiori”.
Fonte: Miojob.repubblica.it
Fonte fotografica: tg24.sky.it
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